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Papa Francesco e i giovani. Se ne è parlato a Viterbo

Il linguaggio e i gesti di Papa Francesco si rivolgono spesso direttamente ai giovani. In che modo il Santo Padre si rivolge a loro? E che tipo di feedback genera?

Raffaele Buscemi, docente alla facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, ne ha parlato il 9 ottobre a Viterbo in un incontro organizzato dal Serra Internatonal Club di Viterbo,  svolto nella sala conferenze “Alessandro IV” del Palazzo dei Papi a Viterbo.

La conferenza, intitolata “ Papa Francesco e i giovani”, è stata presentata dal Presidente avv. Marcello Bonotto, dal consiglio direttivo, alla gentile presenza della Governatrice prof. Maria Ester Semprini Ancarani.

Da diversi anni ormai si svolgono le giornate della gioventù alle quali partecipano tantissimi giovani, più o meno forti nella fede, che vedono il Santo Padre come un “player” capace di dire cose che scuotono, con un linguaggio più aderente all’ esigenza di capire dei giovani. Il motto di Francesco: “Vorrei una chiesa povera per i poveri”, spinge i giovani a essere έκκλησία, a essere una chiesa in uscita, a ritornare all’essenziale, a quello stare bene insieme dei ‘’primi cristiani’’ (il che può ritenersi applicabile ai “veri cristiani”).

Tanti giovani sperimentano la missione, partono per Paesi lontani senza una professionalità che li supporti, diventano i “Wazungu” ( termine swahili per descrivere le persone che non hanno la pelle d’ebano)  prima di capire che l’altro è soprattutto chi ti vive accanto, non necessariamente uguale a te, non ha avuto la stessa vita e le stesse possibilità, ma è l’altro, il diverso che arricchisce, che dà gioia nella condivisione perché per moltiplicare bisogna dividere.

La coerenza dei gesti del Santo Padre associata al Suo linguaggio è l’anima del Suo rapporto con i giovani: la Sua vita a Santa Marta, la macchina utilitaria, la borsa con i documenti, il Suo irrompere nell’accogliere l’altro senza paura e senza diffidenza e contro il protocollo imposto, il Suo far conoscere i pregi e i difetti della Chiesa rendono la trasparenza dell’esempio, della testimonianza e del punto di riferimento che i giovani stanno cercando.

Il tempo dell’incontro è trascorso in fretta grazie alla preparazione del relatore e alla vivace discussione con la sala gremita, professionisti, imprenditori, insegnanti, catechisti, madri, padri e nonni hanno capito che nella formazione della fede,  dono assoluto, bisogna abbandonare il gergo da omelia e il lessico troppo forbito da teologi e studiosi e imparare a essere apostoli di coerenza per non dettare norme, alle quali, per primi noi educatori non ci atteniamo.

Rispondere alle domande e alle richieste dei giovani non è facile ma cerchiamo di seguire l’esempio di Papa Francesco intraprendendo un cammino sulle Sue orme.

 Beatrice Valiserra, Vice Presidente Comunicazione